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"Una mente bella vive in un mondo bello"

LA SCUOLA RIPARTE DI LUNEDì

Fin da bambini abbiamo imparato che il lunedì era un giorno non troppo allegro. Tornare a scuola dopo la domenica, dopo un giorno in cui si era fatto tutt’altro, era un piccolo trauma da affrontare.

Così, nel tempo il lunedì è divenuto il giorno simbolo delle difficoltà alle quali non puoi sfuggire, con le quali, anche se ti sei nascosto per un po’, dovrai per forza misurarti.

Se per caso rammentate i tempi della scuola ricorderete che il lunedì era ancora più duro se si rientrava da un periodo più lungo, che fosse dovuto a qualche “indisposizione” o alle vacanze. Già, perché più tempo passa e meno si è allenati a fare cose che ci restano difficili.

IL LUNEDì NERO DELLA SCUOLA ITALIANA

Questa volta è un intero paese che deve affrontare il lunedì. Dopo un lungo periodo in cui, in base ad una discutibile strategia, sì sono stravolte o bloccate tutte le attività che rappresentano la società come organismo coeso e cooperante.

Dunque i ragazzi di ogni età, i giovani che dovrebbero essere educati all’impegno e al senso di responsabilità, sono stati a zonzo senza un preciso obiettivo, licenziati da ogni compito che non fosse quello delle lezioni on line, che hanno manifestato tutti i loro limiti.

A questo va aggiunto il pressappochismo con cui si è valutato l’impatto psicologico di certe misure, preferendo, per una qualche indefinita ragione politica, mettere la salute biologica come unico elemento degno di salvaguardia.

UN MODERNO CONCETTO DI SALUTE

In un interessante articolo, disponibile sul sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi (La “salute” è questione psicologica oltre che biologica) si evidenzia come il concetto di salute sia da intendersi in senso più ampio di quello esclusivamente biologico e debba includere necessariamente anche l’aspetto psicologico. La psicologia non è una scienza così giovane:  nata tra il XIX e il XX secolo, relativamente ad un bisogno di salute al quale né la filosofia né la medicina potevano dare risposta, ha visto l’istituzione dei corsi universitari ben 50 anni fa. Dopo avere dimostrato sul campo, per anni, la sua imprescindibile funzione di promozione della salute individuale e collettiva, è ancora oggetto, in italia, di scelte politiche vaghe e puntiformi. Nonostante che l’espressione “disagio psicologico” sia sulla bocca di tutti coloro preposti a prendere questo tipo di decisioni, la presenza di uno psicologo nel CTS del governo non è, ad oggi, prevista. Eppure l’OMS, considerato dalla politica italiana guru da ascoltare solo quando fa comodo, suggerisce da tempo una revisione del concetto di salute che contempli anche la dimensione psicologica (https://www.mindesigner.it/2020/05/11/salviamo-i-corpi-pazienza-per-i-cervelli/). Ma cosa vogliamo chiedere ad un’Italia che ha la fama, ormai consolidata, di arrivare tardi su tutto?

E-VENTI D’AUTUNNO

Come si comporterà il virus nei prossimi mesi nessuno lo può sapere ma quello che sappiamo è come si stanno comportando gli uomini. Ricerche recenti (Inizio d’autunno, lo stress da Coronavirus torna a crescere) ci descrivono un aumento dello stress nella popolazione generale correlato con l’autunno. Anche valutazioni effettuate in piena pandemia da organi internazionali e nazionali evidenziano un pericoloso aumento dei livelli di stress da “emergenza corona-virus” (Documento ONU del 13 aprile; Rapporto Istituto Superiore di Sanità del 31 maggio).

Lo stress, come si sa, è una risposta psicobiologica alle situazioni di emergenza. È altrettanto conosciuto l’effetto negativo per la salute di quel tipo di stress prolungato caratteristico di una situazione di difficoltà che non mostra di potersi risolvere. Inoltre lo stress patologico è correlato con una percezione di imprevedibilità rispetto al pericolo.

Si deve valutare quindi come la presenza sui media di ricorrenti e martellanti messaggi sull’ipotetico ritorno massivo del virus non realizzi certo le condizioni psicologiche migliori per vivere questa fase di fine estate nel modo più costruttivo.

Date queste premesse, cosa può accadere a scuola?

LIBRI E ANSIA

I ragazzi tornano dunque a scuola dopo sei mesi di assenza, con un disagio complessivo dovuto allo stravolgimento delle abitudini e con un carico di ansia importante. Potrebbe sembrare che i giovani siano meno sensibili degli adulti al problema ma non dobbiamo dimenticare che, anche quando non sembra, i ragazzi guardano sempre ai “grandi” per avere una chiave di lettura delle cose. Ma il mondo degli adulti non ha saputo dare una risposta chiara ed equilibrata, ha invece moltiplicato i messaggi ambivalenti sulle regole da seguire e sulle cose da considerare pericolose.

Inoltre il contesto scolastico è, per sua stessa natura, un contesto di tipo sociale (altrimenti tanto valeva continuare con le lezioni on line). Come dovrà essere gestita la socialità? Come gestire l’ansia del rientro a scuola dopo sei mesi in cui tutto è stato diverso? Come gestire  l’ansia da corona-virus?

La scuola e la società italiana dovranno per forza dare risposta a queste domande. Il mio augurio è che intendano farlo, questa volta, senza rinunciare all’aiuto che le scienze psicologiche possono dare.

ⒸFederico Milione

Dott. Federico Milione - Mindesigner
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