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"Una mente bella vive in un mondo bello"

Libertà di “ricongiungersi”

I CONGIUNTI. CHI SONO COSTORO?

4 di maggio. Verrà scritta nei libri di storia come una data significativa. Dal 4 maggio 2020 in Italia, dopo circa due mesi di isolamento forzato, fu concesso di andare a trovare i propri congiunti. Parola aulica, legislativa, complicata, obsoleta che ha richiesto immediate e frettolose specifiche perché non fosse utilizzata per giustificare spostamenti “ingiustificati”.

A cosa dobbiamo una tale confusione intorno ad una parola tanto marginale, nel linguaggio comune, fino a qualche tempo fa?

Ecco che cominciano a palesarsi i primi effetti psicologici della pandemia e delle sue conseguenze sulla società degli uomini. 

C’è stato il momento della fuga precipitosa nella sicurezza delle proprie abitazioni, poi quello della paura del virus, poi quello della paura per le scorte di cibo con il loro significato simbolico di sopravvivenza e futuro, poi il momento dell’adattamento alla vita nella “navicella spaziale” della casa. Tutto è andato bene, o quasi. Qualcosa però è rimasto indietro.

Ci sembrava che lo schermo dello smartphone o del computer, finestra asettica sul mondo, fosse una soluzione perfetta e in qualche modo divertente per avere quel contatto e quel calore umano che, geneticamente, siamo portati a ricercare. Nello sforzo titanico di sopravvivere agli effetti psicologici di un cambiamento violento ed improvviso abbiamo visualizzato sullo schermo i volti delle persone facenti parte della nostra rete sociale, parlato nel microfono ad alta sensibilità ed ascoltato le risposte nelle cuffie ad alta definizione. Tutto questo magnifico castello poteva stare in piedi se poi non avessero chiesto alla mente, già in affanno, di definire chi erano i congiunti.

MATRIX E LA RETE SOCIALE

Se negli anni duemila qualcuno parla di “rete” la prima cosa che viene in mente è la rete del web. Internet è divenuta la rete per eccellenza e l’unica cosa che definisca in modo oggettivo le connessioni tra persone. Ma siamo sicuri che questa definizione sia corretta?

A ben guardare internet rappresenta una connessione di proporzioni inimmaginabili solo 40 anni fa: ma tra computer, non tra persone. Il fatto che dietro ad un PC o ad uno smartphone ci sia una persona è un fatto secondario e non indispensabile. I computer sono perfettamente in grado di dialogare tra loro, con informazioni che transitano a velocità sempre maggiori attraverso centinaia di chilometri di cavi, onde elettromagnetiche, server superintelligenti, memorie infinitamente capienti. Del resto è una realtà, anche se poco nota, che, ad oggi, i più grandi campioni di scacchi al mondo non sono più gli esseri umani ma le macchine che oramai si giocano il primato tra di loro.

Così gli umani, afflitti dal virus Covid-19, nome paradossalmente tecnologico per indicare un microbo che prende di mira solo la nostra specie, hanno affidato alla rete dei computer la possibilità di vivere le relazioni con i loro simili. Tutto andava bene, o quasi.

Poi arriva il decreto della “fase due”. Le menti vanno nel caos.

Non è un fatto accidentale che si sia creata una grande confusione nel momento in cui si è detto: “potete andare a far visita ai vostri congiunti”. I governi hanno scelto di tutelare per prima la salute in senso prettamente biologico ma la salute psicologica deve essere apparsa, in questo quadro di riferimento, una faccenda marginale.

Ma, come recita un detto popolare, i nodi vengono sempre al pettine. Forse, ad una delle innumerevoli task force, deve essere apparsa come una parola innocente ma “congiunti” ha avuto gli stessi effetti di una mina posizionata alla base di una grossa diga.

Improvvisamente l’esercito di più o meno disciplinati cittadini ha dovuto fare un nuovo e pericoloso salto: dalla rete di circuiti elettronici alla rete sociale.

TECNO-EMOZIONI NEL DESERTO DELLE SENSAZIONI

Non chiudere mai le tue labbra a coloro che hanno già aperto il tuo cuore. (Charles Dickens)

Dunque chi sono i congiunti? Dobbiamo intendere con questa parola ciò che ci lega ad altre persone, ma secondo quale criterio?

Il mondo dei legami umani non segue il codice binario 0 e 1 dei computer e quindi la cosa è divenuta immediatamente complicata.

Non è una  novità che la nostra società soffrisse già da molto tempo di un progressivo inaridirsi della dimensione relazionale basata sul contatto reale a vantaggio di cyber-relazioni che avevano innescato dinamiche ancora tutte da studiare. Tuttavia l’arrivo della pandemia e la conseguente necessità di commutare tutte le relazioni sui canali telematici ha ulteriormente fatto tramontare il sole, e anche la luna, sul panorama del contatto fisico quale universo di sensazioni e connessione tra anime.

Già perché il nodo problematico di tutta questa grande confusione sul significato della parola “congiunti” è proprio questo. Che tipo di “connessione” è quella con il congiunto?

Il legislatore certamente si riferiva ai legami normati da firme su contratti di matrimonio o da discendenze in qualche modo certificate ma ciò non è bastato per diradare la nebbia dei punti interrogativi. Questo per un motivo evidente in psicologia, ma forse meno evidente nel mondo delle task forces: se le persone pensano di avere una libertà di scelta, alla parola congiunto non rispondono secondo il codice civile e nemmeno secondo gli algoritmi di facebook. L’amore è sempre stata la variabile incontrollabile, l’elemento imprevedibile, qualcosa che non si poteva gestire con leggi e regole scritte. Ed ecco che alla parola congiunti un coro di punti interrogativi si è levato dalla massa, dapprima omogenea, dei cittadini. E la domanda persiste: l’amore che posto deve avere in tutto questo?

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Dott. Federico Milione - Mindesigner
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