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"Una mente bella vive in un mondo bello"

BINGE WATCHING: LA PATOLOGIA SOSTENIBILE

IL DIVANO: LA NUOVA FRONTIERA DELL’UOMO MODERNO

Viviamo, già a partire dagli anni 2000, in un’epoca in cui il virtuale ha guadagnato progressivamente spazio, sottraendolo alla dimensione diretta e reale. Tuttavia se fino alla fine dello scorso anno poteva apparire come un’ espansione delle possibilità di fruizione di contenuti, dopo l’introduzione del lockdown quale mezzo terapeutico collettivo, il virtuale è salito sul trono del nuovo impero tecno-ideologico. 

Perché si dovrebbe uscire di casa, rischiando qualche pericolosa malattia, quando si può visitare una città attraverso la “console gioco” che si collega con tutto il mondo e con la quale si può anche vivere vite alternative, immersi in qualche mondo virtuale per dieci ore di fila?

Così il divano diviene il luogo più avventuroso della propria vita e punto panoramico da cui guardare ore e ore di serie tv che i benefattori del broadcasting elargiscono in abbondanza per lenire “il male di vivere”, malattia comune tra i moderni cittadini della civiltà ecochic 2.0.

Tuttavia la coperta rischia di essere troppo corta e il divano potrebbe trasformarsi nel nuovo “Terribile Pescecane” della storia di Pinocchio.

Infatti, almeno fino a quando gli esseri umani non saranno costruiti in un laboratorio di qualche multinazionale, la psiche soffrirà della mancanza di stimoli reali e del contatto con i propri simili.

I CAVALIERI DELLE QUATTRO MURA

Così la soluzione rischia quasi certamente di trasformarsi in problema. Una nuova patologia di tipo ossessivo-compulsivo sta dilagando senza che alcun mezzo d’informazione ne faccia parola. Anche questo silenzio, se vogliamo, è logico. La “depressione covid-correlata” è un male necessario per salvare vite e quindi dovremmo considerarla una patologia sostenibile in una società che avrà certamente abbondanti risposte farmacologiche per questo problema; le quali aiuteranno l’economia a riprendersi e l’industria farmaceutica a rafforzare la sua identità quasi divina.

Il Binge Watching è una patologia psicologica dove vi è un impulso incontrollabile a guardare per ore serie tv o programmi televisivi in generale. Nella sua struttura è simile al Binge Eating (abbuffate incontrollabili di cibo) o alla dipendenza da videogiochi.

Si tratta, come in molti disturbi ossessivi, di una risposta disfunzionale al disagio provocato dall’ansia o dalla depressione.

RICERCHE OLTREOCEANO EVIDENZIANO UN PERICOLOSO FENOMENO

Secondo una ricerca della University of Texas di Austin c’è correlazione tra eccesso di uso della televisione e depressione. In questo studio furono esaminati più di 300 soggetti di età compresa tra 18 e 29 anni, mettendo in correlazione i loro sentimenti di solitudine e depressione con la quantità di programmi televisivi guardati. Ne è risultata una significativa correlazione tra uso eccessivo della televisione e depressione. https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/08838151.2018.1451851

Uno studio condotto presso l’università del Maryland conferma questa tendenza. Emerge, infatti  che coloro che soffrono di depressione guarda mediamente il 20% in più di televisione rispetto agli altri.

IN EUROPA LA SITUAZIONE NON APPARE MIGLIORE

Anche studi europei evidenziano vissuti di frustrazione e di colpa legati all’uso di videogames o programmi televisivi come mezzo di evasione da una quotidianità ritenuta insoddisfacente. Uno studio della Johannes Gutenberg university di Mainz (Germania) ha indagato 470 soggetti soliti ricorrere ai videogames o alla tv come mezzo ricreativo, constatando che ciò, anziché migliorare lo stato d’animo, induceva sentimenti di colpa per aver sottratto tempo ad altre attività. Il meccanismo compulsivo con cui si utilizzano determinati mezzi determina infatti una perdita del controllo del tempo ed impedisce una programmazione consapevole e volontaria delle attività.

TUTTA COLPA DELLA TELEVISIONE?

Resta tuttavia aperta la questione del rapporto causa-effetto, se cioè chi soffre di stati depressivi si rifugia nei programmi televisivi oppure l’uso eccessivo della televisione porti ad una condizione depressiva.

Si deve considerare, come per ogni altra patologia psicologica, che probabilmente la concatenazione causale ha una valenza circolare, ovvero una cosa rafforza l’altra. Il risultato però è qualcosa di preoccupante poiché ha la medesima struttura di qualsiasi altra dipendenza.

Nelle dipendenze, infatti, la difficoltà principale nel superare il problema sta proprio nella sua valenza circolare per cui ciò che è causa di problemi è anche ciò con cui la persona tenta di controbilanciare le proprie difficoltà.

BINGE WATCHING E DIPENDENZE

Quindi il Binge Watching si configura come una vera e propria dipendenza dove la soluzione che istintivamente la persona mette in atto per sostenere il proprio disagio non porta ad un miglioramento, piuttosto ad un incrementarsi del disagio stesso. Molti ricercatori concordano sul fatto che guardare la televisione sia meno gratificante di una relazione sociale e perfino di una lettura. Infatti guardare programmi televisivi comporta uno stato di passività simile a quello del sonno. Rifugiarsi in una “psico-nicchia” televisiva è spesso una tendenza che si vede aumentare in modo considerevole durante i periodi di crisi economica. Del resto la cosa è logica: guardare le serie TV è un’attività che viene incontro in modo surrogato al bisogno di novità ma non comporta di dover uscire di casa, di spendere dei soldi, di attivarsi per scegliere cosa indossare, di impegnarsi in una dinamica relazionale.

Del resto la modalità di funzionamento tipica della depressione è proprio caratterizzata dalla rinuncia a svolgere qualsivoglia attività, dalla passività rispetto al proprio disagio, dalla tendenza a restare in casa o, addirittura, a letto. Si può facilmente vedere una simmetria con il comportamento dei consumatori seriali di programmi televisivi.

IL MALE SOSTENIBILE

Ed ecco che il “sano” comportamento anti-Covid caldamente consigliato, quando non obbligato, di restare a casa, ancora una volta rappresenta uno schiaffo in faccia al benessere psicologico. Ma del resto “primum vivere, deinde philosophari”, citando Thomas Hobbes, è divenuto un imperativo della società del 2020.

ⒸFederico Milione

Dott. Federico Milione - Mindesigner
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