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SICUREZZA E SALUTE

IL RE È MORTO, VIVA IL RE

Con questa frase, nella Francia pre-rivoluzionaria, si annunciava contemporaneamente la morte del re e l’elezione del suo successore. Oggi l’espressione è rimasta ad indicare, in accordo con il senso originario, un passaggio da una fase ad un’altra senza che vi sia un reale cambiamento. Abbiamo forse avuto una vittoria sul virus Covid-19? Forse. Tuttavia questa vittoria ci permette di esultare? No.

Tralascio le valutazioni di tipo economico delle quali sono gli economisti a doversi occupare. Sul piano psicologico, in un mio precedente articolo, ho già trattato l’argomento degli effetti psicologici conseguenti al lockdown. Forse non si poteva fare altrimenti, tuttavia le conseguenze adesso devono essere considerate e gestite.

Perché, dunque, dover valutare questa vittoria come una sconfitta a metà? Per due semplici motivi: la base di ogni azione è stato il concetto di “salute”, inteso secondo una logica di mercato; la formidabile arma risolutiva per la vittoria è stato il “distanziamento sociale”.

Andiamo dunque per ordine e vediamo di capire di più sul concetto di salute.

LA SALUTE, MODELLO 2020

Se provate a fare una ricerca sul web del significato della parola “salute” resterete sorpresi. “Salute: condizione di benessere fisico e psichico dovuta a uno stato di perfetta funzionalità dell’organismo”.

Ancora più curioso è il suo significato arcaico: “Salvezza, anche come felicità spirituale e beatitudine; la salvezza spirituale derivante dallo stato di grazia.”

Che ve ne sembra? Direi una bella summa di significati assoluti, astronomicamente lontani da qualsiasi esperienza di vita reale. Cominciando dalla prima definizione, ad esempio, spicca l’espressione “perfetta funzionalità”, dove l’aggettivo “perfetto” è un potente agente depressivo per chiunque vi si voglia confrontare. Se poi ci addentriamo in concetti quali “beatitudine” e “stato di grazia” allora possiamo anche salutare la nostra esistenza terrena per volgere lo sguardo verso altri lidi.

Se questo è il concetto di salute che Google ci fornisce a giugno 2020 effettivamente c’è da preoccuparsi.

UN PARADOSSO DEL NOSTRO TEMPO

Non è una novità che la nostra società “moderna” sia vittima di un paradosso di fondo: si sbandiera la diversità e il relativismo come valori di tutti e per tutti e contemporaneamente si applicano concetti assoluti per indicare gli obiettivi da perseguire.

Questo processo di assolutizzazione avviene su molte cose ma negli eventi accaduti durante i mesi di primavera del 2020 è stato il concetto monolitico di salute che ha avuto il suo momento di gloria.

Millenni di storia della filosofia hanno sedimentato indicazioni da seguire per essere felici a questo mondo, passando attraverso stati dolorosi, da utilizzare come fonte di saggezza. La psicologia, dal canto suo, nasce per aiutare le persone a cercare un equilibrio funzionale rispetto a ricordi o vissuti critici. Ma nel 2020 la salute è divenuta un prodotto da banco, il cui costo deve essere zero, diritto universale acquisito, da possedere per definizione. Ed ecco che “stare bene” non è più frutto di conquista ma una pretesa, al di là di ogni legge naturale.

QUESTIONI DI METODO

Certo, questo Covid-19 è proprio birichino. Sembra accertato, infatti, che si nasconda negli “asintomatici” per poi fare un balzo a tradimento sulle sue vittime finali. Il suo funzionamento random ha perciò terrorizzato la specie umana. Questo ha determinato la strategia primaria da utilizzare. Non avendo altre armi si è ricorsi al distanziamento: trovandosi in una condizione di cecità, rispetto alla presenza o meno del virus nelle persone, si è adottata una modalità radicale di intervento. Nulla da obbiettare ma, certo, nel 2020 si sono adottati metodi in tutto e per tutto simili a quelli del 1200. Quindi per eliminare le termiti dalla casa si può decidere anche di abbatterla.

Qual’è dunque il risultato? Siamo salvi ma non stiamo bene. Forse la salute, intesa in modo assoluto, è una coperta troppo corta e lascia sempre qualcosa di scoperto.

Quali sono, ad esempio, gli effetti psicologici del distanziamento sociale?

La natura umana è fortemente ancorata alla dimensione relazionale. Le relazioni, oltre ad essere necessarie per la sopravvivenza, svolgono un’importante funzione emotiva, di crescita personale, di stimolo per lo sviluppo di varie dimensioni dell’intelligenza. Inoltre, nella “piramide dei bisogni” individuata da Maslow, l’appartenenza sociale è uno degli elementi più importanti, insieme con i bisogni di autorealizzazione. Non sono ancora stati studiati in modo approfondito gli effetti sulla salute di brevi periodi di isolamento sociale, ma sappiamo che, in caso di periodi prolungati, le conseguenze per la salute sono importanti: aumento delle patologie cardiovascolari, patologie depressive, disturbi dovuti a stress cronico. Uno studio comparso nella prestigiosa rivista Science (https://www.sciencemag.org/news/2020/03/we-are-social-species-how-will-social-distancing-affect-us) evidenzia un rischio di mortalità aumentato del 29 per cento.

DISTANZIAMENTO SOCIALE O DISTANZIAMENTO FISICO?

Qualcuno potrebbe obbiettare che il distanziamento è “fisico” e non “sociale”, vista la possibilità di utilizzare qualche modalità “smart” per portare avanti i rapporti sociali. A mio parere la distinzione è puramente linguistica e, comunque, i risultati di un cambio di prospettiva sono altrettanto deprimenti.

I bisogni sociali non si esauriscono nella possibilità di dialogare con i nostri simili ma necessitano anche di una parte “fisica”. Il contatto fisico appartiene ai bisogni primari, soprattutto nell’età dello sviluppo ma anche da adulti. Uno storico studio psicologico condotto da H.Harlow negli anni ‘50 (https://www.psychologicalscience.org/publications/observer/obsonline/harlows-classic-studies-revealed-the-importance-of-maternal-contact.html), dimostra come la ricerca di contatto fisico è una necessità così forte da determinare, nei cuccioli di primati, la preferenza della rassicurazione fornita dal contatto, rispetto al cibo. Negli specie umana è nota la cosiddetta skin hunger, cioè, letteralmente “fame di pelle” come fonte di rassicurazione, che svolge quindi un’importante funzione anti-stress. La ricerca del contatto fisico nasce nell’infanzia e ci accompagna, attraverso varie forme, nell’età adulta. Alcune consuetudini comportamentali, come la tanto condannata “stretta di mano” oppure la “pacca sulla spalla” svolgono un’importante funzione di conferma e appartenenza. Durante il tocco i pressocettori della pelle trasmettono un impulso al nervo vago, uno dei più importanti nervi cranici. L’azione del nervo vago è quella di attivare una serie di funzioni di recupero energetico, quali, ad esempio, l’abbassamento della pressione, il rallentamento del battito cardiaco. Il contatto fisico inoltre stimola la produzione di ossitocina e la riduzione del cortisolo, questo meccanismo ha, nel suo complesso, una potente azione anti-stress. Da considerare anche il miglioramento dell’efficienza del sistema immunitario: infatti alti livelli di cortisolo deprimono la funzionalità di alcune parti del sistema immunitario.

Quindi il risultato complessivo non è poi così incoraggiante, considerato il fatto che tutte le misure adottate sono state rivolte a tutelare la salute.

SI POTEVA FARE DI MEGLIO?

La mia opinione è no. Ma questo mio parere non è frutto di valutazioni di natura virologica, argomento che non mi compete, ma di considerazioni di tipo psicologico e sociale.

Ci sono interessanti teorie che sostengono una cosa un po’ curiosa: eventi epocali, come ad esempio la scoperta dell’America o i viaggi nello spazio, avvengono quando devono avvenire. Cioè: certe vicende di importanza storica non avvengono per caso ma quando le condizioni sociali, culturali ed economiche sono tali da favorirle. 

Quindi la pandemia da Covid-19 (ma si sarebbe potuto chiamare in qualsiasi altro modo) con le sue devastanti conseguenze sul piano economico, sociale e psicologico è avvenuta quando ci sono state le condizioni perché si verificasse. 

Qualunque sia stata la scintilla responsabile di tutto ciò è poco importante. Il contesto invece lo è, perché è quello ad essere responsabile del prima e del dopo Covid-19. Quindi non si poteva fare altro che quello che si è fatto poiché tutto è frutto della attuale configurazione sociale e culturale, come, ad esempio, l’assolutizzazione di concetti che dovrebbero essere rispettati nella loro indeterminatezza e relativismo naturali.

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Dott. Federico Milione - Mindesigner
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