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"Una mente bella vive in un mondo bello"

COSA ABBIAMO IMPARATO DAL LOCKDOWN: LO SMART WORKING

AD OGNUNO IL SUO “SMART” WORKING

Il mondo digitale ha portato una rivoluzione sociale con dimensioni inimmaginabili solo alcuni anni prima. Dagli anni 90 ad oggi la possibilità di connettersi con chiunque in qualunque parte del mondo in tempo reale ha modificato profondamente il modo in cui le persone gestiscono i loro contatti. Ciò ha avuto immediate ricadute anche in ambito lavorativo. In questo senso, però, la cosa non è stata uniforme in tutte le società.

La gestione delle attività lavorative infatti ha le sue radici nella cultura di un popolo, nonché nelle peculiarità delle mansioni lavorative.

Nella cultura italiana, e il quella latina più in generale, il contatto diretto tra persone è fortemente radicato come modalità che garantisce e rafforza il rapporto di fiducia nella dimensione relazionale. Questo significa che alcune culture, come la nostra, attribuiscono una grande importanza a quella dimensione comunicativa generalmente definita comunicazione non-verbale.

Evidentemente non è così per tutte le culture. Nei paesi del nordeuropèi, ad esempio, la valutazione di un candidato per una determinata mansione lavorativa viene fatta principalmente sulla base del suo curriculum scritto, mentre, mediamente, nei paesi latini, si attribuisce maggiore importanza al colloquio “dal vivo” con la persona. In moltissimi ambiti lavorativi si possono notare queste differenze e questo ha dato luogo ad una diversa “penetrazione” del concetto di smart working nelle diverse società.

LE ABITUDINI SI CAMBIANO SOLO CON NUOVE ABITUDINI

Le abitudini quindi non sono unicamente il frutto del ripetersi quotidiano di determinate azioni ma anche il risultato di complessi percorsi culturali che possiedono origini lontane.

Ma cosa è avvenuto con il lockdown imposto dall’emergenza coronavirus?

Le abitudini sono state letteralmente spazzate via e al loro posto si sono inserite nuove abitudini, questa volta non come frutto di un lento sedimentarsi di tradizioni via via diverse, ma per uno stato di improvvisa necessità.

Si è trattato unicamente di una “pezza” posta a bloccare una falla? Oppure dobbiamo immaginare che possa essere una possibilità, magari un po’ violenta, della natura di far fare un salto evolutivo rapido e complesso?

Di fatto non possiamo saperlo ma il cambiamento c’è stato. Di conseguenza, in un paese come l’Italia dove lo smart working rappresentava una nicchia piuttosto ristretta e marginale del mondo del lavoro, si è scoperto che lavorare a distanza non era poi così negativo.

Continueremo su questa strada? Dipende. Curiosamente il fattore che determinerà più di altri il consolidarsi di questa modalità di lavoro nuova per noi è il fattore tempo. Ovvero quanto a lungo verrà utilizzata anche nella fase 2 e successive. La mente, infatti, prima ancora che razionale, è abitudinaria. Il nostro sistema neurologico funziona sul principio dell’economia e quindi tende a mantenere un modello di funzionamento o di azione finché non è costretto a cambiarlo. Il nuovo modello si consolida poi in base al numero delle volte che viene utilizzato poiché, secondo un basilare principio di natura, ciò che è messo in pratica ripetutamente vuol dire che è utile.

FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA

Cominciamo a tradurre nella nostra bella lingua italiana questa espressione inglese così da comprendere meglio il significato e le possibilità.

Tra i tanti significati della parola smart quello che più comunemente è associato alla parola “lavoro” è “intelligente”. Quindi la traduzione forse più comprensibile è lavoro intelligente. Personalmente non concordo con la definizione di lavoro agile, che frequentemente si trova sul web, poiché l’accostamento delle delle due parole ci restituisce un’immagine di “leggerezza” che a mio parere è fuori luogo: il fatto che sia smart non significa che richieda meno impegno e preparazione. Anche questo rischia di essere un fraintendimento ad origine culturale. Nella nostra tradizione il lavoro si svolge in un luogo preposto e, invece, la casa rappresenta il luogo del tempo libero e della dimensione familiare. Quindi lavorare da casa può apparire come una modalità di lavoro alleggerita con una importante diluizione dell’impegno richiesto. Tuttavia se ci confrontiamo con coloro che hanno intrapreso questa modalità lavorativa prima di noi ci accorgiamo che non è così.

Vediamo quali sono le caratteristiche positive di questo modello di lavoro e anche le difficoltà che può comportare.

VANTAGGI DELLO SMART WORKING

Uno degli aspetti che risulta immediatamente evidente è un migliore uso del tempo. Trovarsi già nel luogo di lavoro poiché esso coincide con l’ambiente dove si vive elimina gli spostamenti e questo, se gestito adeguatamente, significa un importante risparmio di tempo.

Da un punto di vista psicologico risulta più confortevole poiché ci si trova nel proprio ambiente familiare e, in molti casi, si ha la possibilità di scegliere con una certa libertà, gli orari dell’impegno lavorativo.

In questa fase di cambiamento ha poi avuto l’effetto positivo di stimolare la mente a nuovi apprendimenti e competenze migliorando la flessibilità che è una delle caratteristiche dell’intelligenza.

L’autonomia di scegliere orari e tempi ha aumentato la responsabilità di ciascuno nel raggiungimento degli obiettivi lavorativi e ciò pone il lavoratore in un’ottica più attiva e propositiva rispetto a prima.

In ultimo va considerato l’abbassamento del livello di stress rispetto agli spostamenti a causa degli orari dei mezzi pubblici piuttosto che alle difficoltà dovute al traffico, se si utilizzavano mezzi privati.

Le statistiche sembrano confermare le prime osservazioni. Alcuni studi evidenziano una maggiore soddisfazione in merito al proprio lavoro (75%) per gli smart workers rispetto agli altri (55% soddisfatti). Altri studi sottolineano anche un aumento della produttività (+30%).

Naturalmente tutto varia in base al luogo, alle persone e al background culturale di riferimento.

PERICOLI E DIFFICOLTÀ

Sosteniamo ormai da tempo che ogni cambiamento comporta importanti passi di crescita e di maturazione. In riferimento al lavoro intelligente quindi le maggiori criticità sono in relazione ad un migliore o peggiore adattamento a questa nuova modalità del lavoro. Le stesse caratteristiche descritte in precedenza come aspetti positivi possono facilmente trasformarsi in dimensioni negative quando la persona resta prigioniera di modelli di funzionamento precedenti. 

Ad esempio, la maggiore flessibilità degli orari può diventare un boomerang per coloro che sono abituati ad una gestione “esterna” del proprio orario di lavoro. In questo caso si può incontrare notevoli difficoltà a rispettare gli orari in autonomia, sperimentando un calo di produttività e una notevole frustrazione.

Un altro aspetto che, se non adeguatamente controbilanciato, può generare disagio psicologico è l’isolamento. La mancanza degli aspetti sociali della vita lavorativa deve essere compensata da un maggiore investimento nella vita di relazione al di fuori delle ore lavorate.

Infine la localizzazione del lavoro nel proprio ambiente di residenza, che in modalità intelligente rappresenta un notevole risparmio, si può facilmente trasformare in una destrutturazione della propria giornata creando difficoltà a separare lavoro e vita privata, con conseguenze sul grado di soddisfazione.

CAVALCARE IL CAMBIAMENTO

Si deve, quindi, affrontare il cambiamento con curiosità ed impegno affinché questo difficile momento possa trasformarsi in opportunità, consapevoli che ogni fase di transizione comporta fatica e lavoro ma che questo garantirà una maggiore soddisfazione e qualità di vita in un momento successivo.

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Dott. Federico Milione - Mindesigner
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